quinta-feira, 11 de agosto de 2011

631- Il Bullismo - Coluna da professora Maria Rosa Dominici

IL BULLISMO-Maria Rosa Dominici
Peer interveniresul bullismo,bisogna riconoscere’ il diritto
dovere del contenitore concentrico di intervenire in modo
adeguato su tali problematiche che altrimenti ingenerano e
degenerano nell’allarme sociale ,rafforzando ancora di piu’ il
ruolo negativo del bullo che cosi ha comunque un
riconoscimento .Nel Progetto Psicantropos,che si situa nella
formazione ,informazione e prevenzione al disagio questi
elementi sono sempre stati presi in considerazione ,attuando non
una semplice educazione teorica alla legalità ,ma anche una
educazione esperienziale al rispetto della sacralità del corpo
,propria ed altrui,mediando fra il prevalere del codice paterno ( è
meglio darle che prenderle)o del codice materno(evita,è
pericoloso,fai finta di niente) evitando l’atteggiamento
giudicante e/o del facile psicologismo.,si chiede alla famiglia di
aiutare a far rispettare le regole che la scuola insegna,creando
una alleanza.
la competenza al conflitto,e un processo a lungo termine che si
realizza tramite la capacità all’ascolto e alla fermezza rigorosa
nel dialogo,senza facili alleanze non obiettive
soluzione?!INTERVENTI CONGIUNTI E COERENTI FRA I
VARI ATTORI ETICI ,BAMBINI,GENITORI ISTITUZIONI
IL BULLISMO
Premettendo che il bullismo è sempre esistito ,non va comunque
sottovalutato il problema che senza riconoscere o delegare ad
un’unica istituzione il compito risolutivo ,può invece essere
arginato e prevenuto con modalità di intervento concordate e
reciproche tra le istituzioni presenti nel territorio creando di
fatto la rete non teorica ma reale di informazione ,formazione ,
prevenzione intervento e sostegno a tali stati del disagio
giovanile. E’ riconoscere il diritto dovere del contenitore
concentrico di intervenire in modo adeguato su tali
problematiche che altrimenti ingenerano e degenerano
nell’allarme sociale ,rafforzando ancora di piu’ il ruolo negativo
del bullo che cosi ha comunque un riconoscimento .Nel progetto
psicantropos,che si situa nella formazione ,informazione e
prevenzione al disagio questi elementi sono sempre stati presi in
considerazione ,attuando non una semplice educazione teorica
alla legalità ,ma anche una educazione esperienziale al rispetto
della sacralità del corpo ,propria ed altrui,mediando fra il
prevalere del codice paterno ( è meglio darle che prenderle )o
del codice materno ( evita,è pericoloso,fai finta di niente ...lascia
perdere ).
L’associazione italiana dei magistrati per i minorenni e la
famiglia,ha da tempo fatto incontri seminariali su tale tema ,tanto
che uno dei padre del Diritto Minorile, Luigi Fadiga, propone
che forse “basterebbe una convocazione dei genitori ,in procura
davanti al pubblico ministero minorile per sensibilizzarli al
comportamento del figlio e al problema educativo connesso,con
riserva di attivare il tribunale se dovessere emergere problemi di
trascuratezza o disinteresse verso il figlio”,a mio avviso prima
però dovrebbe esserci l’intervento adeguato di famiglia e scuola
,in alleanza,in quanto l’elemento semplicemente sanzionatorio
potrebbe ingenerare reazioni perverse ed inverse..,ecco perchè
nel terzo e conclusivo seminari del ciclo sul PROGETTO
PSICANTROPOS LEGGERE I MESSAGGI DEL CORPO si
parlerà di diritto –dovere delle istituzioni a rispondere a ciò che
chiedono i bambini, su tale argomento,uno di essi in classe ha
raccontato di come loro si trovino soli ,ai giardinetti di fronte
alle agressioni verbali o fisiche dei bulli,e che anche se ci sono
dei vecchietti che intervengono anche questi vengono prevaricati
,derisi...cosi si può innescare l’altro comportamento altrettanto
disturbante ,il vittimismo ,creando un legame perverso fra i
deboli buoni e i prepotenti cattivi,categorie assurde che rischiano
la stigmatizzazione in fasce d’eta cosi precoci e soprattutto in
età evolutiva.La scuola cosa può fare e cosa non deve fare
,all’emergenza di tali problemi che spesso nascono dalla
solitudine e dalla carenza di strumenti adeguati a dare risposte,
1) si deve evitare la stigmatizzazione e la generalizzazione nei
confronti del –bullo,tipo ,-sei sempre il solito,in quanto si rischia
emarginazione ed etichettamento predittivo,
2 )evitare di considerare che la scuola da sola possa risolvere il
problema tramite una delega totale, ,ma creare un intervento
integrato ,sincronico e con identità d’intenti fra le varie
istituzioni preposte alla tutela minorile sociale e del
territorio,sanando sacche logistiche a rischio ,vedi giardinetti
privi della presenza di vigilanza .
3)evitare una invadenza del territorio ,ognuno deve fare la sua
parte,il suo è un compito in cui si cura l’apprendimento sociale e
relazionale,non può assumere nè un ruolo terapeutico nè di
assistenza sociale,si deve creare l’interazione evitando la
confusione dei mandati che non produrrebbe quindi veri
cambiamenti
4) va evitato che la vittima si identifichi in modo passivo con il
suo ruolo,che comunque potrebbe creare un dannoso senso di
compensazione e gratificazione,già rafforzato dalla non cultura
dell’appartenenza di genere.
5) dovrebbe distinguere i casi limiti ,che debordano nella
patologia e nell’associalità.facendo un invio-segnalazione a chi
di competenza
6) tutto questo lavoro deve vedere coinvolti
,responsabilizzandoli ,entrambe i genitori con le loro funzioni
paterne e materne,creando la strategia comune scuola –famiglia (
noi da vari anni stiamo cercando con la creazione del terzo
linguaggio ,di fare ciò).
7) evitando l’atteggiamento giudicante eo del facile
psicologismo.,si chiede alla famiglia di aiutare a far rispettare le
regole che la scuola insegna,creando una alleanza.
8 )gli insegnanti dovrebbero affrontare tali problemi in equipe e
la vorare sulla propria capacità di stare nei conflitti ed è su
questo che dovrebbe puntare la formazione.-la competenza al
conflitto,e un processo a lungo termine che si realizza tramite la
capacità all’ascolto e alla fermezza rigorosa nel dialogo,senza
facili alleanze non obiettive
9 INTERVENTI CONGIUNTI E COERENTI FRA I VARI
ATTORI ETICI ,BAMBINI,GENITORI ISTITUZIONI

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